Siamo alla vigilia una delle feste più importanti per i bambini: San Nicolò, riprendiamo l’articolo scritto tanti anni fa per Il giornale dell’Arca dalla collega Roberta Baroni, coordinatrice dell’asilo L’Arca di Muggia.
È risaputo che a Trieste e dintorni San Nicolò batte Babbo Natale 10 a 0. Nelle settimane che precedono il 6 dicembre è a lui che i bambini indirizzano le lettere con richieste di dolci e giocattoli, fiduciosi che anche i bimbi un po’ discoli riceveranno il regalo desiderato. Della bontà di san Nicolò non si può dubitare!!!
La mattina del fatidico giorno occhi assonnati e pigiamini sgualciti si affanneranno a scartare i pacchi preziosi. Quindi alla domanda “San Nicolo porta i doni?” dovrei rispondere di sì, ma nonostante molte prove inconfutabili, devo aggiungere “Non sempre…anche..non solo!”. Ora mi spiego. Sempre più frequentemente sento parlare di “baratti” dei quali il Santo sarebbe l’artefice: “San Nicolo ti porta i doni ma in cambio vuole il tuo ciuccio!”. Già, proprio lui, “quella cosina tanto buona da succhiare che mi ha dato la mamma, che mi consola e mi aiuta nei momenti di difficoltà”. E subito una domanda sorge spontanea: “Perché?” “Ma perché ora sei grande! San Nicolò porterà il tuo ciuccio ai bambini più piccoli e bisognosi di te…”.
AGGHH! Ma quelli piccoli e bisognosi sono loro, i proprietari dei ciucci: hanno solo 2 anni.
Se poi pensiamo che “togliere il ciuccio è solo l’inizio di una lunga serie di sottrazioni (pannolino, orsetto, ecc), rischiamo di passare il seguente messaggio a i nostri figli: crescere e diventare grandi ha un bel meno davanti.
È vero, crescendo si lasciano delle cose, ma nel verbo lasciare c’è un’altra attività, una volontà, una possibilità di scelta che nel verbo togliere manca. I bambini crescendo lasceranno il ciuccio, il pannolino, l’orsetto succhiato e quant’altro e lo faranno quando saranno sufficientemente sicuri quando il loro piccolo nucleo di persona separata dalla mamma diventerà un po’ più solido, quando avranno testato e confermato le loro germoglianti risorse interiori, quando diventare grandi non sarà più solo una minaccia perché rischiano di perdere le cose belle di quando erano piccoli, ma diventerà una grande occasione.
E allora lancio un appello a san Nicolò, ma anche a tutti i Babbi Natale e le Befane in arrivo, ai topolini che a volte non si accontentano dei denti, ai gabbiani impertinenti, alle mamme gatte…che vadano a comprare i ciucci per i loro micetti al supermercato e al vento che entra dalla finestra e si piglia le cose (ma cos’è, l’uragano Katrina?), a tutti quelli cioè che tante volte sono stati chiamati a fare “quel lavoro sporco” in sua vece: non portare via il ciuccio ai bambini, ma date loro il tempo di crescere!
La parola ai bambini
Vediamo adesso dalla viva voce dei bambini della scuola materna de “La Casetta” di qualche anno fa, cosa ne pensano di San Nicolò:
A. 5 anni: “Io a casa ho fatto l’albero, sai, quello dell’Ikea e anche il “presepio” che sono andata con nonna a prendere il muschio in bosco! San Nicolò lascia i regali sul divano di notte, ma sono regali piccoli perché san Nicolò è magro! Babbo Natale che è più grosso porta i regali grandi!”
M. 5 anni: “Ma quel san Nicolò che ho visto fuori dal negozio di giocattoli, perché ero andato in negozio per vedere che giocattoli potevo chiedere nella lettera, non era mica san Nicolò vero! Aveva la barba finta e poi quello vero non si fa vedere!”.
L. 4 anni:“Il trenino che mi ha portato san Nicolò era in cucina, sul tavolo perché passa dal camino e arriva là! Ma non so com’è passato perché non c’è il buco, ma lo fa perché è magico e non lo vede nessuno!”
C. 5 anni, vantandosi delle avventure raccontate dal fratello maggiore: “Sai che mio fratello Matteo mi ha detto che ha sentito i passi di san Nicolò dietro alla porta e allora ha aperto la porta e gli ha visto un piede!”
E. 3 anni, arrabbiatissima e piangente: “San Nicolò è cattivo! Mi ha portato via il ciuccio che stava nella scatolina gialla! E mi ha lasciato un regalo, ma io voglio il mio ciuccio!”.