Nido e scuola dell'infanzia
“La prima funzione di un buon educatore è quella dell’ascolto e dell’osservazione del bambino dal primo momento in cui entra all’asilo. L’ascolto in particolare è il primo strumento per stabilire con lui un rapporto profondo, perché al di là di ciò che dice e di come si comporta, dobbiamo capire e sentire ciò che sta dietro alle sue parole, e cioè il suono degli affetti e sentimenti che non è ancora capace di esprimere”. Così scriveva ne “Il Cigno Magico. Diario di un educatore” Loris Rosenholz, maestro, educatore, pedagogista e ideatore del metodo educativo che ha portato alla fondazione de La Casetta.
È proprio dall’esperienza dell’Asilo di Piazzale Aquileia a Milano creato dello stesso Rosenholz assieme alla moglie Masal Pas Bagdadi che Serena Bontempi, Federica Seghini e Giorgio Trost nel 1985 svilupparono e crearono una piccola struttura che accoglieva una quindicina di bambini dai due ai sei anni in cui si valorizzava la pedagogia della relazione e la continuità educativa nella prima infanzia.
Un luogo all’avanguardia che ancora oggi con il nido d’infanzia e la scuola d’infanzia mantiene i suoi caratteri distintivi integrandosi e arricchendo la più ampia realtà del Consorzio.
Organizzazione degli spazi per i bambini
Nella metodologia pedagogica del nido è molto importante poter lavorare con gruppi piccoli di bambini di pari età ed è altrettanto importante che ciascuno di questi sottogruppi possa avere uno spazio di riferimento nel quale venir accolto, riconoscersi, stabilire rapporti costanti e lasciare la propria traccia. Per questo è prevista una suddivisione dei bambini presenti in sottogruppi che rispettino le differenze anagrafiche.
Le sezioni comprendono più ambienti siti al pian terreno che vengono usati in maniera multifunzionale, un servizio igienico e un locale per il porzionamento dei pasti situato al secondo piano.
Gli spazi didattici de La Casetta sono composti da:
- Stanze per il riposo
- Stanze di attività formative nonché stanze di riferimento per i due gruppi di bambini di differente età. Sono attrezzate con un angolo morbido, i tavoli per giocare e mangiare, angoli per il gioco simbolico e mobili contenitori per il materiale didattico. Una di queste stanze è attrezzata con una piccola libreria e un angolo morbido per creare momenti di lettura e racconto assieme ai bambini.
- Stanze di movimento. Non sono riservate solo a questo tipo di funzione ma vengono utilizzate anche per l’accoglimento mattutino e l’uscita pomeridiana.
- Stanza per tutte le attività di manipolazione, con materiali diversi da manipolare (farine, semini, pasta di sale, ecc.)
- In una delle stanze è organizzato l’angolo della musica attrezzato con un riproduttore di musica e con strumenti di uso semplice che possano avviare i bambini alla percezione del ritmo e all’ascolto.
- Servizio igienico con lavandini, tazze e fasciatoio.
Gli Spazi de La Casetta
Modello teorico di riferimento e metodologia
Rilevante nell’approccio pedagogico dell’asilo nido La Casetta è anche il contributo della teoria psicanalitica nella psicologia evolutiva, così come nella centralità dei processi evolutivi in età precoce per la comprensione della personalità. A tale proposito si pone particolare attenzione e studio ai primi legami umani, quelli che iniziano dal primo giorno della vita di ciascuno e che normalmente si svolgono all’interno delle case, nelle famiglie, in particolare tra figli e genitori: i bambini che arrivano al nido piccolissimi sono permeati da queste esperienze precoci, presupposto delle loro successive evoluzioni, e gli educatori che gli accolgono, di questi processi relazionali, devono essere altamente consapevoli.
La teoria psicoanalitica che abbiamo preso a riferimento ci ha fornito il metodo di lavoro da applicare con i bambini, con le famiglie e con gli educatori nel momento di formazione e supervisione: ascolto, osservazione ed elaborazione sono le modalità chiave attraverso le quali si sviluppa tutto il lavoro quotidiano. In particolare, per quel che riguarda il metodo osservativo, gli educatori usano quello che Ester Bick, fondatrice del Centro Tavistock di Psicologia Infantile di Londra, ha definito come osservazione partecipata, metodo codificato e sperimentato a lungo anche per le istituzioni educative, soprattutto per gli asili nido.
Grazie all’applicazione di questo metodo impostiamo il lavoro una progettualità circolare alla cui base troviamo gli educatori, le loro competenze, conoscenze e le scelte formative.
Proprio attraverso il sistema di formazione e supervisione continuo degli educatori accogliamo i bambini e le famiglie e con loro costruiamo e monitoriamo in itinere un percorso educativo originale, sia individuale che per piccoli gruppi, calato nella situazione contingente e adattato ai percorsi evolutivi intervenienti.