Articolo a cura di Elisabetta Bernich, attuale coordinatrice di Fincantesimo Trieste che parla dell’esperienza nella scuola dell’infanzia.
A vederli, due amici per la pelle sembrano proprio due innamorati. Ma basta un litigio, e tutto va in frantumi. […]
Il segno dell’amicizia, da bambini come da adulti, è la grande fiducia che ciascuno ripone nell’altro. E lo si vede dalla complicità che si crea anche fra i più piccoli, dal muro che fanno insieme, per difendersi l’un l’altro in caso di difficoltà. Dal gusto di scambiarsi le confidenze, di “raccontarsi i segreti”, di mostrarsi quei piccoli oggetti che ciascuno nasconde da qualche parte, nella sua “scatolina dei tesori”. Non manca il rito del dono, dello scambio, per avere sempre con sé qualcosa dell’altro, come una piccola “fede” che suggella la loro intesa: una figurina adesiva, un ciondolo, una sciarpa, una maglietta…
E’ naturale che quando questa fiducia viene tradita, anche per il più futile motivo, il bambino, si sente ferito, rifiutato, abbandonato.
Di qui i grandi sbalzi di amore e disamore, di gioia e dolore.[…].
Così descrive Silvia Vegetti Finzi nel saggio “A Piccoli passi” l’inizio delle prime amicizie tra bambini, e chi, come me, ha lavorato tanti anni alla scuola materna, ha anche potuto constatare quanto importante sia per i bambini questo argomento e quanto stia loro a cuore.
Decido di far colorare ai bambini dei cuoricini di San Valentino. Mentre sto ritagliando, Angela mi chiede: “Cosa stai facendo?”, ma prima che io possa rispondere interviene Ingrid dicendo: “Sono cuori di S. Valentino!”. Paolo aggiunge: “E’ la festa di chi si vuole bene”. A questo punto tutti vogliono parlare, e anche io sono curiosa di sapere cosa hanno da dire sull’argomento. Il gruppetto di bambini ha tra i cinque e sei anni e conoscono bene le regole del parlare in gruppo, alzare la mano per parlare, aspettare il proprio turno e ascoltare gli altri.
Inizia Antonio: “A me piace solo Michele! E quando sarò grande mi sposerò con lui.!”
Samuela: “Ma non ti puoi sposare con un maschio, ti devi sposare con una femmina!”. A questo punto intervengo chiedendo ai bambini, quali sono i loro amici e perché li hanno scelti.
Antonio: “Beh! A me piace Michele perché ci scambiamo i giochi di casa, lui porta sempre gli omini di Star wars”
Edoardo: “A me piace Maria perché sa giocare bene”
Lorenzo: “I miei amici sono Paolo e Licio; sai che ho detto a mamma che voglio che vengano a casa mia a giocare. Facciamo un pigiama party!”
Gabriella: ” Io so come si fa il pigiama party perché me l’ha detto mio fratello: inviti gli amici, mangi la pizza e dopo ti racconti di cose di paura , tipo mostri e fantasmi! Poi di notte senza farsi sentire da mamma e papà si va a mangiare i biscotti e le caramelle”.
Roberta: “Brrrr che paura! Non mi piacciono i fantasmi e i mostri!”
Ingrid: “A me piace Samuela perché hai i capelli lunghi! Però sapete che Antonio mi vuole comprare tantissime cose, tipo Lego, lego principesse, lego star wars”.
Gabriella: “A me piace Paolo, ma mi piace anche Roberta perché ha la maglia della ballerina come la mia. Vedi?”
Martina:” Mi manca tanto la mia amica Anna. Voglio che torni presto all’asilo perché siamo amiche del cuore e amiche della pelle!”
Elena: “Io litigo con Gabriella la mia amica del cuore e della pelle ma poi facciamo pace”. Poi ripete più volte congiungendo le mani e ridendo: ”Pace interiore!!! Pace interiore!!! Pace interiore!!!!!”
Alla fine quando Elena conclude con lo slogan “pace interiore” fa ridere tutti, me compresa. È una frase di Kung Fu Panda molto usata dai bambini in questo periodo.
Come si vede da questa discussione, i bambini sono molto interessati a raccontare la loro opinione su cosa significa essere amici e quanto sia importante lo scambio di doni nella relazione. Le relazioni tra pari sono alla base di qualsiasi cosa nella scuola dell’infanzia: il successo o fallimento di ogni tipo di gioco o attività passa attraverso la capacità degli educatori di gestire le dinamiche che si creano tra i bambini.
Sempre Vegetti Finzi a riguardo:
Fino ai tre, quattro anni, i veri punti di riferimento del bambino, i modelli che ammira e ai quali vuole assomigliare sono gli adulti, i genitori: idoli giganteschi, che guarda dal basso verso l’alto, come si guarda la vetta di una montagna, una meta ancora lontana e difficile da raggiungere. Da solo, non può nemmeno provare a scalare…Insieme ai coetanei invece può cominciare a fare le prime prova, alla pari, su un terreno più piano, meno impervio, anche se certamente non privo di difficoltà e di ostacoli: quello dell’amicizia e del gioco.
Fra di loro, i bambini possono scorrazzare liberamente come su una grande prateria ai piedi della montagna, in attesa di cominciare la scalata. Possono studiare come si fa a diventare grandi, e cercare di raggiungere i loro obbiettivi, i loro ideali ancora lontani, verificando le proprie capacità e confrontandole con un altro bambino come loro: “Guarda che cosa sono capace di fare! E tu?” C’è anche competitività, nell’amicizia: ma finalmente si tratta di un confronto “Ad armi pari” non più in condizioni di inferiorità, come con gli adulti, che consente una prima verifica reale dei propri punti di forza e dei propri limiti.
Il bambino si abitua così a puntare sulle sue risorse, ad accentuarle, equilibrando i suoi punti deboli.[…]Nel rapporto con i coetanei il bambino ha modo di sapere in che cosa è “bravo”, come e rispetto a chi. Ma soprattutto verifica per la prima volta in modo libero, spontaneo, la possibilità di essere accettato e amato anche da altri bambini come lui, al di fuori di qualsiasi vincolo familiare.
Proprio questo dovrebbe essere il compito primario della scuola dell’infanzia: vivere in una comunità dove poter sperimentare le proprie risorse, le proprie capacità, ma anche le proprie difficoltà, nelle relazioni con i propri pari.