Per l’ultimo articolo dell’anno riproponiamo un testo nato dalla collaborazione della presidente del Consorzio L’Arca, Serena Bontempi, e la giornalista Tiziana Benedetti, per quella che è stata la nostra prima esperienza di divulgazione tra i genitori: “Il giornalino de L’Arca”.
“Perché da me non viene il vero Babbo Natale?”, urlò disperato e piangente un bambino di sei anni, quando i genitori, in nome della razionalità, gli rivelarono che a consegnare i doni quella notte era lo zio Gianni, abbigliato con una tuta rossa e celato dietro una lunga barba finta.
Così Bruno Bettelheim, nel libro “Un genitore quasi perfetto ” narra il dramma di un bambino a cui viene raccontata la verità. Già, la verità razionale, quella degli adulti. Ma in questo match tra la razionalità adulta e il mondo magico dei bambini, vince la magia dei secondi.
Perché è importante lasciare credere ai nostri figli che Babbo Natale esiste. Oggi la festività del Natale appare un evento confuso tra regali e pranzi da preparare e inviti da fare. Ma il senso della ricorrenza del 25 dicembre è ben altro. Il significato di questa festa travalica quello cristiano, per ritrovare le sue radici nella profondità dell’essere umano, a prescindere dal credo religioso. Perché in prossimità del solstizio d’inverno ( cioè il giorno più breve dell’anno) tutte le popolazioni che vivono in zone dove le stagioni dettano i ritmi hanno, seppur con nomi diversi , da sempre celebrato riti.
Dopo il giorno più breve, infatti, riprendono ad allungarsi le giornate: ritorna la luce con essa la vita.
E così Il Natale è il momento della rinascita, è il momento del dono. Ma la nascita di chi? Quella di ogni bambino: è la sua festa ed egli stesso è il dono, perché in questa occasione si rinnova il benvenuto che sia dato al figlio quando è nato. Si rievoca l’emozione dell’accettazione. Il bambino vuole essere accettato cos’ì com’è, con i suo lati buoni e cattivi: é pertanto fondamentale che il padre e la madre sappiano donargli la certezza di essere amato comunque.
Ma ogni giorno dell’anno il figlio si confronta con la sua realtà interiore e con l’ambivalenza dei suoi sentimenti. Teme che a causa di questa l’amore di mamma e papà possa venir meno, e allo stesso tempo riconosce sentimenti opposti anche nei genitori.
E’ per questo che un giorno all’anno è giusto regalargli un personaggio magico perfettamente buono e che non voglia nulla in cambio dei doni che porta, nemmeno un grazie.
In ultima analisi Babbo Natale grazie al suo valore simbolico, alimenta la sicurezza di cui i bambini hanno bisogno, cioè di essere accettati e d amati per quello che sono. La fiducia dei bambini nella magia nutre la loro emotività, puntellandola nel faticoso cammino della crescita.
L’episodio narrato da Bettelheim parla di un genitore che non asseconda i ritmi evolutivi del figlio. I bambini devono giungere e scoprire autonomamente la non esistenza della figura magica, ma questo avviene attraverso un percorso che richiede anni e che non deve essere forzato.
Pian piano, dalla favola il bambino si avvicina al principio di realtà ed è allora che arrivano domande del tipo “come fa Babbo Natale a portare doni a tutti i bambini nello stesso momento?”. Quando vengono poste simili questioni, il genitore deve restituire la domanda, chiedendo al figlio quale spiegazione si dia lui stesso.
Due posso essere i tipi di risposta: o il bambino attinge ancora alla magia (Babbo Natale è magico per cui può tutto) e quindi non è ancora pronto, oppure egli inizia ad azzardare una risposta realistica. In questo caso il padre e la madre, sempre senza forzare, devono assecondare questo faticoso cammino, lasciando che venga alla luce la verità, quella che segnerà l’ingresso nell’impegnativo mondo reale: un universo che, se il bambino ha ricevuto in dono una buona attrezzatura emotiva, e quindi anche dei buoni Natali, potrà affrontare in modo positivo.