“È nel gioco e solo nel gioco che il bambino o l’adulto riesce ad essere creativo e ad usare tutta intera la sua personalità ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre se stesso.”
D.W. Winnicott
La casetta ha una storia lunga quasi 40 anni, uno dei punti fermi della sua proposta è la continuità 0-6 anni. Questo permette ai bambini di crescere assieme nella stabilità di un progetto educativo che li accompagna fino alle soglie della scuola primaria. Il gioco libero simbolico rimane l’attività principale per tutti i bambini, anche se crescendo le attività strutturate (creative o di apprendimento) aumentano.
Il momento del gioco libero rimane il centro delle loro giornate permettendogli di confrontarsi con i pari, sperimentarsi in vari ruoli, esplorare le proprie emozioni e immaginare il loro futuro. Ecco come alcuni bambini di sei anni si preparano al grande salto verso la scuola primaria, attraverso il gioco ripensano a cosa vuol dire crescere ed essere grandi.
I dialoghi sono raccolti da Elisabetta Bernich, attuale coordinatrice di Fincantesimo .
Francesco, Antonio e Giulio, tutti di quasi 6 anni, stanno giocando “alla casa”: apparecchiano sontuosamente la tavola, rifanno il letto, organizzano le relazioni familiari. Francesco ha deciso di essere un vigile, con un mestolo blocca il traffico perché la bora ha provocato una frana. Dopo un po’, si avvicinano chiedendomi di partecipare al gioco, interpretando la maestra dell’ asilo che accoglie i bambini piccoli. Mi aspetto che mi portino le bambole, come fanno di solito, e invece mi ritrovo davanti il trio: Francesco e Giulio tengono per mano Antonio e me lo presentano come loro figlio. Sono molto emozionati: “Antonio ha 10 anni, è grande! È venuto a trovarti e a rivedere l’asilo!”.
Stando al gioco, li saluto calorosamente, faccio i complimenti al figlio per quanto sia cresciuto e chiedo ai genitori come stia andando con lui. Giulio e Francesco rispondono: “Antonio ha tanti compiti, di numeri e di lettere!”. Quasi a voler sfoggiare tutte le sue conoscenze, Antonio mi chiede un foglio, si allontana e fa finta di fare i compiti, scrivendo qualche lettera con un pennarello. Poi ritorna da me e soddisfatto mi dice “Guarda come scrivo bene! ”Chiedo ad Antonio, ormai cresciuto, cosa si ricordi di quando era piccolo e veniva all’ asilo. Antonio emozionato mi risponde: “Era un posto molto bello perché si faceva la merenda insieme, c’era Monica che preparava il pranzo e si faceva il gioco della musica”. Cerca poi una mia conferma: “E tu, Elisabetta, ti ricordi?”. “Certo” rispondo io, “Eri piccolo, avevi il ciuccio, il pannolino e andavi a gattoni!”. Tutti e tre ridono sonoramente! Poi mi salutano e tornano nella loro casa. C’è grande animazione, fervono i preparativi per la festa di compleanno di Antonio e ai festeggiamenti sono invitate anche tre bambine più piccole.
Poi il terzetto torna all’asilo…Antonio gongola! Ormai ha 11 anni e sa le tabelline. I genitori sono molto orgogliosi del figlio. Poi tornano a casa a festeggiare un altro compleanno per dieci volte consecutive. Dopo aver spento la ventesima candelina, la “famigliola” torna a trovarmi; Antonio esclama: “Ormai sono grande, ma proprio grande perché a venti anni si può andare da soli!”
E ridendo a squarciagola saluta gli altri con la manina…e se ne va!