Intervento della dott.ssa Alessia Martellani, Presidente della Cooperativa L’Arca e coordinatrice dell’asilo nido I cuccioli del Leone, alla conferenza stampa per la presentazione di “Una storia lunga 25 anni” in cui ha parlato di come abbiamo affrontato il periodo della pandemia.
Il 28 febbraio 2020 siamo stati improvvisamente catapultati in un tempo sospeso, immobile, impotente. Una brusca interruzione della quotidianità con la conseguente sparizione di tutte le routine che davamo forse un po’ per scontate, ma che anche inconsapevolmente costituivano una cornice alla nostra vita, dandoci sicurezza e consapevolezza del nostro esserci nello scorrere del tempo. Un’importanza resasi evidente proprio nel momento in cui le andavamo perdendo.
La sensazione della perdita del filo che ci legava quotidianamente alle famiglie e ai bambini, ha suscitato una prima reazione di paura, seguita poi dalla rabbia. Anche le famiglie dopo un iniziale disorientamento, ci hanno comunicato la loro rabbia, ma anche il loro dolore. Dolore nel sentire che i loro bambini venivano privati di qualcosa di prezioso e chissà se avrebbero potuto recuperarlo. Dolore nel non riuscire a trovare una risposta alle loro domande: “Perché non vado al nido oggi?”, “Quando potrò rivedere i miei amici?”, “Ma la mia maestra dov’è?”, “Quando riapre l’asilo?”. Il desiderio di dare risposta a queste preoccupazioni ed allo stesso tempo la triste consapevolezza che questa volta, forse per la prima volta, nessuno di noi aveva LA risposta.
In quel momento di incertezza, dubbi, come poter continuare a mantenere vivo il filo di relazioni così bruscamente interrotto? A questa domanda sì, abbiamo voluto trovare una risposta. Lo abbiamo fatto costruendo assieme alle famiglie degli spazi di condivisione, distanti fisicamente, ma vicini nel sentire e nella possibilità di costruire un pensiero nuovo, nuove idee. Attraverso diversi incontri, singoli e di gruppo, è stato possibile ritrovare l’immagine di un domani, di un tempo futuro, colorato di speranza e progettualità.
Dalla forzata condivisione di un momento storico così sorprendente nella sua immobilità, abbiamo riscoperto insieme la possibilità di un pensiero creativo per rimetterci in movimento, per imparare a camminare una seconda volta. Sono nati così gli incontri dedicati ai bambini, in un nuovo nido, fatto di tante finestrelle che, seppur piccole, hanno permesso di ritrovare quel filo che li univa. La scoperta anche nostra di spettatori, che non era stato spezzato, ma forse solamente lasciato andare. Con forza lo abbiamo afferrato. I legami spezzati fanno soffrire, ma forse potevamo riuscire a riformularli, rieditarli su nuovi punti di appoggio.
E’ stata un’esperienza difficile, lo è ancora e richiede la messa in opera di notevoli energie. Ma che ci permette ogni giorno di ritrovare gli ingredienti che rendono le relazioni così interessanti: l’improvvisazione, l’imprevedibilità, la creatività. Caratteristiche che sicuramente accompagnano sempre l’incontro con i bambini.
Abbiamo riscoperto il valore di un luogo educativo che non richiede necessariamente uno spazio fisico, ma che deve contenere, custodire, conservare e proteggere la promessa del ritorno.